Nella NFL ci si chiede continuamente: chi potrà seguire le orme di Tom Brady? Il GOAT stesso nomina qualcuno e spiega quali sono i difetti degli altri.
Da quando Tom Brady ha concluso la sua carriera, ci si chiede continuamente: qualcuno potrà avere lo stesso successo del più grande giocatore della storia della NFL? C’è qualcuno che ha le carte in regola per arrivare a questi livelli?
Brady stesso ha qualcuno in mente.
La sua risposta alla domanda posta nel “Joel Klatt Show” se ci sono quarterback che apprezza particolarmente per il loro modo di lavorare o che gli ricordano se stesso non è però particolarmente sorprendente.
Si tratta di Patrick Mahomes.
Ma sono interessanti le considerazioni di Brady. In sostanza, infatti, lascia intendere che vede Mahomes in testa, ma che dopo di lui non c’è molto altro.
Mahomes: la differenza rispetto agli altri secondo Brady
C’è sempre una differenza tra chi vuole vincere e chi è disposto a fare tutto per vincere, ha detto Brady. “Tutti vogliono vincere, ma quali abitudini, quali routine quotidiane, quali azioni concrete sono necessarie ogni giorno per mettere la squadra in condizione di vincere le partite? Patrick Mahomes è per me quello che lo fa in modo più coerente”.
Brady cita in questo contesto la personalità di Mahomes, le sue capacità fisiche, la sua visione di ciò che deve fare in attacco e la costante mentalità vincente che Mahomes porta con sé. “Nei momenti più importanti, è lui quello su cui si può contare di più”, ha detto Brady.
Per quanto riguarda i rivali del quarterback dei Kansas City Chiefs, come Josh Allen, Lamar Jackson o Joe Burrow, che Brady non nomina, ha sottolineato che “devono ancora crescere e dimostrare di poterlo fare in modo costante prima che io possa dire: ‘Sì, ce l’ha fatta’. Finora non ci sono ancora riusciti”, ha detto Brady. “Hanno tutti già dimostrato di saperci fare, sono tutti ottimi giocatori, sono tutti capaci di azioni fantastiche. Ma a un certo punto devono fare il passo successivo, assumersi maggiori responsabilità, anche a livello organizzativo, e coinvolgere più persone intorno a sé, in modo che tutti vadano nella direzione desiderata”.
È quello che ha fatto Brady in passato
Rivela anche come ha fatto lui stesso, in qualità di “CEO di una squadra”, come descrive anche un quarterback. Per farlo non basta solo l’abilità, ma anche la fiducia di tutta la squadra, affinché le proprie parole abbiano peso.
“Come quarterback non ti limiti a timbrare il cartellino con il motto: ‘Ho fatto il mio lavoro, ho lanciato 40 touchdown, perché non vinciamo?’. La domanda è: cosa fai nella offseason per aiutare la tua difesa? Come spingi il reparto risorse umane a prendere le decisioni giuste? Sei coinvolto nella preparazione della partita?”, afferma Brady.
Ha sottolineato di aver elaborato i propri piani di gioco. “Sono entrato e ho detto: ‘Facciamo così’. Ho organizzato le mie prove e ho detto: ‘Ok, ragazzi, non me ne frega niente se gli allenatori vogliono venire o meno, noi facciamo la nostra prova’”.




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