Conseguenza. Aaron Rodgers lancia tre intercetti in questa partita – eppure non è il principale responsabile. Commento.
I New York Jets sono in crisi. In una crisi fatta in casa. Contro i Minnesota Vikings hanno subito la seconda evitabile sconfitta di fila (17:23).
Dire che Aaron Rodgers ha avuto una giornata storta in entrambe le sconfitte sarebbe un eufemismo. A Londra, il quarantenne ha lanciato tre intercetti, solo per la sesta volta in 20 anni di carriera nella NFL.
Un intercetto è addirittura rientrato nella propria end zone (solo la quinta volta in carriera) e ha permesso ai Vikings di segnare i sei punti decisivi.
Ma ritenere Rodgers l’unico responsabile delle delusioni dei Jets degli ultimi otto giorni sarebbe sbagliato. E un po’ ingiusto.
Perché il fatto è che il quarterback non sta ricevendo alcun aiuto in questo momento.
Non dalla sua linea offensiva, che ha concesso un totale di otto sack contro Denver e Minnesota. E soprattutto non dal suo coordinatore offensivo Nathaniel Hackett, che pare abbia deciso di eliminare il gioco di corsa dal suo repertorio.
Contro Denver, i Jets hanno comunque corso la palla 23 volte per 64 yard. Contro Minnesota, sono stati effettuati solo 14 miseri tentativi di corsa per un numero ancora più esiguo di yard. E questo sotto la pioggia, dove i passaggi (accurati) sono intrinsecamente più difficili e un gioco di corsa variabile è di solito il metodo preferito.
Un playcalling che non ha senso. E mette Rodgers sotto una pressione inutile. Contro Denver, il quarterback ha lanciato la palla 42 volte, contro Minnesota ben 54 volte (o meglio: ha dovuto lanciarla). Contro una difesa forte come quella dei Vikings, tre intercetti sono quasi sacri
Rodgers non può farcela da solo
Lo squilibrio tra passaggi e corse raramente ha portato al successo. In una singola partita, quando le circostanze lo richiedono, forse sì: basti ricordare la leggendaria vittoria dei New England Patriots sui Buffalo Bills nel novembre del 2021, quando Bill Belichick passò il pallone solo tre volte in condizioni di forte vento.
Uno squilibrio così evidente come quello che stanno vivendo i Jets non può che portare a un disastro a lungo termine.
Rodgers stesso non deve essere assolto da alcuna colpa. Le tre scelte contro i Vikings sono state tutte colpa sua. Lui stesso ha dichiarato dopo la partita di aver giocato “al di sotto del suo standard”.
Ma anche un futuro Hall-of-Famer non può essere impeccabile in ogni partita, né tantomeno fare magie.
Soprattutto a 40 anni, dopo un grave infortunio al tendine d’Achille. Tanto meno se deve temere costantemente di essere sbattuto a terra da un mostro di 100 chili perché la linea O è più permeabile di una porta girevole in un centro commerciale.
Il desiderio di mettere la palla nelle mani di un uomo come Rodgers nei momenti cruciali è comprensibile. Ma non sempre. Non nell’80% degli snap.
Almeno l’errore sembra essere stato riconosciuto. Robert Saleh ha dichiarato dopo la partita: “Il nostro gioco di corsa non è abbastanza buono”.
Il capo allenatore ha ragione. Se i Jets non tornano a essere più variabili offensivamente il prima possibile – e hanno i giocatori per farlo – la crisi casalinga continuerà per un bel po’.
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